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Enzo Robutti, i Sette musulmani sette e La Legge del Garigliano

di Nino Campisi

Enzo Robutti ci ha lasciato il 13 febbraio all'età di 88 anni. Ho appreso la notizia nel maggio scorso da Giorgio Bonaga, da sempre estimatore ed amico di Enzo, con cui ho condiviso, insieme al fratello Stefano Bonaga e a Jimmy Villotti, indimenticabili momenti in occasione degli spettacoli presentati al Teatro del Navile.


La notizia della sua scomparsa in una casa di riposo a Viterbo, in cui da tempo era ricoverato, è stata diffusa dalla famiglia il 5 maggio.


Enzo viveva a Viterbo ormai da molti anni ma quando tornava a Bologna non mancava di rinnovarci la sua amicizia e di ritrovarsi con gli amici di un tempo raccontando i suoi aneddoti sul mondo dello spettacolo, già messi per iscritto nel suo libro "PornUlisse e TuboDivi", un dissacrante pamflet pubblicato da Xpress nel 2008.


Enzo Robutti e Jimmy Villotti al Teatro del Navile
Enzo Robutti e Jimmy Villotti al Teatro del Navile

Enzo Robutti, bolognese di nascita, classe 1933, è considerato tra “padri fondatori” del cabaret italiano, un antesignano per eccellenza del cabaret, fin dalla nascita di questo genere in Italia, che si diffuse dal 1963 a partire dal Derby, il mitico locale milanese di viale Monte Rosa, animato dallo straordinario Franco Nebbia, dalla giovane "cantante della mala" Ornella Vanoni e da Enzo Jannacci. Tutti i grandi comici italiani iniziarono la loro carriera al Derby, da Lino Toffolo, a Felice Andreasi, da Cochi e Renato a Toni Santagata, 
 al quartetto milanese de I Gufi con Roberto Brivio, Gianni Magni, Lino Patruno, Nanni Svampa, e così fu per il bolognese Enzo Robutti.


Diplomatosi al Piccolo Teatro di Milano, Enzo Robutti debutta sul grande schermo nel film "I fuorilegge del matrimonio" (1963) dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani. Attore di grande esperienza e versatilità comica, con una mimica espressiva ineguagliabile e caratteristica, Enzo Robutti ha attraversato con successo buona parte della storia del teatro italiano, e si è affermato come grande caratterista nel cinema con all’attivo più di settanta film, tra cui la partecipazione ne "Il padrino - Parte III " di Francis Ford Coppola, nel 1990, dove interpretava la parte di Licio Lucchesi. Nel 1998 è nel cast del film “Incontri proibiti ” come spalla dei protagonisti Alberto Sordi e Valeria Marini. Ha inoltre lavorato con Mario Monicelli ne "I picari" (1987). La sua comicità irreale, unita a un carisma innato, ha fatto di lui un vero maestro.


"Uomo di cultura e di grande impegno civico, - scrive Ivan Zingariello - Robutti univa al mestiere di attore, l’impegno come attivista politico tra le file del Partito Radicale prima e nella Federazione dei Verdi poi, facendosi promotore negli anni di numerose iniziative in difesa del patrimonio naturale italiano e della pace. Nel 1992 a Sarajevo, con la città sotto assedio, partecipa alla marcia dei 500 organizzata da Beati i costruttori di Pace."


Desidero qui ricordare Enzo con lo spettacolo “La legge del Garigliano” presentato al Teatro del Navile, insieme a Jimmy Villotti, il 3 ottobre del 2009.


In quella occasione Enzo ci ha raccontato metafore e aneddotti e fatto rivivere i suoi più riusciti personaggi, dal Basferoni al Postetelegrafonico, che animarono la prima grande stagione del cabaret italiano che si diffuse dal Derby di Milano fino alle più sperdute province e paesi della bassa padana.


“La legge del Garigliano” prende spunto da un brano tratto da “Il Candelaio” di Giordano Bruno, dove si racconta della storia del leone e dell’asino e di come quest’ultimo si fece beffe del leone. Tra i brani più esilaranti dello spettacolo la pièce "Sette musumani sette", che di seguito ripropongo nel video live al Teatro del Navile.


Il mitico Enzo Robutti inaugura la stagione 2009-2010 del Teatro del Navile di Bologna con "La legge del Garigliano", uno spettacolo che rievoca i tempi del Derby di Milano, lo storico locale antesignano del cabaret italiano. Teatro del Navile - Buca Genasi, 3 ottobre 2009. Cameraman Stefano Taurino. Video editing e produzione Nino Campisi. Video pubblicato sul canale YouTube Nino Campisi il 7 ottobre 2009.
 

Sette musulmani sette


"Sette musulmani sette" di Enzo Robutti allude alle vicende di un noto industriale del ramo tessile, tal Felice Riva, passato alle cronache italiane per bancarotta fraudolenta. Un vero cavaliere del lavoro dell'Italia corrotta, dove chi ha il denaro e il potere riesce quasi sempre a farla franca. Felice Riva fu infatti insignito con condoni e amnistie a una riduzione della pena a pochi mesi. Una vera e propria beffa degna della Legge del Garigliano, metafora karmica narrata ne "Il Candelaio" di Giordano Bruno e riproposta con ironia dal grande e irresistibile Enzo Robutti.


La breve ed esilarante pièce di Enzo Robutti, sintetica, acuta e irresistibilmente comica, applica la Legge del Garigliano, di bruniana memoria, al noto e bello industriale Felice Riva che si ritrova in una cella in Libano, dopo essere stato arrestato e incarcerato:


"Lui, alto, bello, biondo, un po' cenere, con delle squisite sfumature sottobosco, dalla pelle morbida e vellutata, lungamente manipolata dalle mani dei migliori massaggiatori ed estetisti ... e di fronte a lui, sette musulmani, sette, piccoli, brutti, poveri, sporchi e incazzati come delle iene, infoiati come delle bestie, di fronte a lui, alto, biondo, di coscia lunga, che in quei paesi è così rara, e ne vanno golosissimi, e allora i sette detenuti musulmani, sette, sempre più piccoli, sempre più incazzati, avevano aspettato per anni, ma questa volta .... piatto ricco mi ci ficco !!!


Grazie, indimenticabile Enzo. Sit tibi terra levis!


Nino Campisi

 

La legge del Garigliano*


Era un tempo che il leone e l'asino erano compagni; et andando insieme in peregrinaggio convennero che al passar de fiumi si trainassero a vicenna: com'è dire, che una volta l'asino portasse sopra il leone, et un'altra volta il leone portasse l'asino. Avendono dumque ad andar a Roma, e non essendo a lor serviggio né scafa né ponte, gionti al fiume Garigliano, I'asino si tolse il leone sopra: il quale natando verso l'altra riva, il leon, per tema di cascare, sempre più e più gli piantava l'unghie ne la pelle di sorte che a quel povero animale gli penetrorno in sin all'ossa. Et il miserello (come quel che fa professione di pazienza) passò al meglio che poté senza far motto. Se non che gionti a salvamento fuor de l'acqua, si scrollò un poco il dorso, e si svoltò la schena tre o quattro volte per l'arena calda: e passoron oltre. Otto giorni dopo, al ritornare che fecero, era il dovero che il leone portasse l'asino. Il quale essendogli sopra, per non cascar ne l'acqua, co i denti afferrò la cervice del leone: e ciò non bastando per tenerlo su, gli cacciò il suo strumento (o come vogliam dire, il tu-m'intendi), per parlar onestamente, al vacuo sotto la coda, dove manca la pelle: di maniera ch'il leone sentì maggior angoscia che sentir possa donna che sia nelle pene del parto, gridando «Olà, olà, oi, oi, oi, oimè! olà traditore!». A cui rispose l'asino in volto severo e grave tuono: «Pazienza, fratel mio: vedi ch'io non ho altr'unghia che questa d'attaccarmi». E cossì fu necessario ch'il leone suffrisse et indurasse sin che fusse passato il fiume.


* Monologo tratto da "Il candelaio" di Giordano Bruno , interpretato da Enzo Robutti nello spettacolo "La legge del Garigliano" . Teatro del Navile. Bologna , 3 ottobre 2009.

 
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