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Benedetto Croce e il caso Sanfelice

di Renato Rondinella


Luisa Sanfelice in carcere (1874) dipinto di Gioacchino Toma, Napoli, Museo di Capodimonte.

Breve racconto sull’esemplare comportamento tenuto dal grande medico napoletano del diciottesimo secolo, Antonio Villari, in rapporto a richieste postegli dal potere costituito.


Benedetto Croce nel suo mirabile studio sulla “Rivoluzione napoletana del 1799 ” ci trasmette un episodio che mi pare essere assai indicativo di grande autonomia e senso etico professionale, tipico dei Medici del passato e che paiono essere invece “impalliditi ” nel bagaglio comportamentale non solo dei giovani Colleghi contemporanei, ma, purtroppo, anche della maggioranza, degli intellettuali nostrani, di qualunque altra estrazione professionale.


Troppo spesso “organici ” alle lusinghe o addirittura complici alle malversazioni di chi, si pensa, detenga il potere nella Società̀ d’appartenenza.


Ci spiega dunque il Croce che “Nel Regno di Napoli, per un decreto risalente a Federico II e mutuato probabilmente dal Diritto Romano, l’esecuzione delle gravide condannate alla pena capitale per delitti politici o comuni” veniva differita di almeno quaranta giorni dopo il parto “humanitate suadente”. Cioè per “motivi umanitari ”, non solo nei confronti del nascituro.


Fu questo lo stratagemma ovvero l’infingimento di sua pura invenzione cui dovette ricorrere la bellissima Donna Luisa Sanfelice, martire suo malgrado, della gloriosa Repubblica Partenopea per mano del tiranno Ferdinando di Borbone, della sua consorte Carolina d’Austria e dell’ammiraglio Nelson, plenipotenziario delle politiche inglesi nel Regno delle due Sicilie.


Politiche, come è noto, da sempre ostili ad uno sviluppo politico e soprattutto economico del Regno Borbonico nel Mediterraneo.


Regno detentore, fra l’altro, di una potente flotta navale seconda solo a quella inglese, oltre che retto da un Sovrano fermamente filopapale e legato al Vaticano.


Tale atteggiamento ostile della politica inglese continuerà poi fino ai nostri giorni per motivi di una concorrenza territoriale fra Italia ed il Regno Unito, facilmente comprensibile a qualunque persona di buon senso che sia capace di leggere e comprendere una carta geografica del Mediterraneo.


Luisa Sanfelice in altre parole, nel vano tentativo di sfuggire o ritardare la morte, protestò dunque un finto stato gravidico.


Croce ben ci spiega poi nel suo libro, ricco di documenti e prove storiografiche, il ruolo quasi “casuale” con il quale la giovane nobildonna incorse nelle ire feroci e nella spietata vendetta che i tre personaggi di cui sopra esercitarono nella repressione di tutti i Patrioti Napoletani, una volta ripreso il potere nel Regno ad opera delle bande Sanfediste del Cardinale Ruffo.


A differenza di Eleonora Pimentel, altra nobilissima figura femminile di letterata, giacobina militante, proto giornalista e anch’essa martire della rivoluzione napoletana, giustiziata dal Borbone nella Piazza del Mercato, il ruolo della Sanfelice fu, come pare chiaro dallo studio del Croce, fattivamente marginale nella storia politica della rivoluzione e legata più ad eventi di tipo “sentimentali ed affettivi ” che di partecipazione attiva o politica al moto rivoluzionario.
Il che rende ancora più̀ odioso il crimine della Sua condanna a morte.



E qui veniamo, infine, al ruolo del Dott. Antonio Villari , "uno dei più autorevoli Medici napoletani di allora, noto non meno per la sua arguzia che per la sua dottrina e valentia rispetto ad altri suoi Colleghi ".


Interpellato infatti dal plenipotenziario di Polizia del Re, "il famigerato giudice Spitale" di cui, peraltro era anche Medico curante, Egli attestò senza ombra di dubbio o ripensamento, che lo stato di gravidanza della Sanfelice era in atto realmente.


L’opinione pubblica e gli inquisitori subodorarono subito che si trattasse di “un nfingimento dei Medici che ” per compassione e per ribrezzo di collaborare col boia avevano attestato tutto ciò”.


Spitale tutte le volte che si rincontrò successivamente con il Dott. Villari “non lasciò di motteggiarlo per le dichiarazioni fatte su quella pretesa gravidanza ”
.


Il Villari sempre ribadì che “Egli e i Suoi Colleghi non altro avevano detto se non quello che ad essi, in scienza era parso vero o verosimile ”.


Ma quando, anche per l’ampio superamento dei termini di una normale gravidanza, mai conclusasi, fu palese la verità̀, allo Spitale che ne chiedeva spiegazione, di rimando, con aria di confidenza Villari rispose: “Sentite Consigliere, se c’è persona che meriti la forca siete Voi.

Pure, se voi foste stato condannato a morte e sosteneste di essere gravido, io l’ attesterei come vero”.


Siamo a questo punto sicuri che nella lettura di questo fatto remoto e del nostro giudizio di assenso al coraggioso atteggiamento del Dott. Villari, anche oggi molte “anime belle del politicamente corretto ” pronte a condannare tutto ciò che sia, anche lontanamente, in difformità dai desiderata del potere, per quanto ingiusto o anche solamente assurdo o acefalo, leverebbero alti scudi e lancerebbero invettive e potenti anatemi.


Noi pensiamo invece che questo Nostro amato Paese mai come oggi necessiterebbe di più intellettuali “non organici ” e di Medici che regolino i loro comportamenti solo su “ Scienza e Coscienza”, a prescindere dai desiderata del potere burocratico amministrativo che regge oggi il nostro sistema sanitario, spesso inconsulto, come molti episodi della recente pandemia e i precedenti decenni di distruzione di un sistema sanitario pubblico efficiente hanno, ahimè, mostrato.


Un solo esempio fra i moltissimi e gravissimi episodi cui abbiamo assistito in questi ormai lunghi anni di Pandemia Coronavirus, vorremmo portare in evidenza a sostegno della nostra tesi: a chi si deve la tardiva scoperta che la maggioranza dei morti della prima ora del Coronavirus non era dovuta esclusivamente a “polmonite interstiziale bilaterale ” bensì a CID, cioè a coagulazione intravascolare diffusa multiorgano?


A quel misterioso personaggio ministeriale, mai ben individuato e tuttora individuabile che, in barba ad ogni elemento basilare della Scienza medica moderna, vietò incomprensibilmente di eseguire autopsie ai morti di Covid al di là di ogni elementare conoscenza della Medicina, (da Leonardo da Vinci in poi) o invece a quegli eroici Colleghi “disobbedienti ” che giustamente eseguirono i riscontri autoptici scoprendo la verità e aprendo così la via ad un più corretto atteggiamento terapeutico? Attendiamo una risposta.


Dott. Renato Rondinella

 

Renato Rondinella
Renato Rondinella

Renato Rondinella, medico e saggista, nato a Napoli il 12 dicembre 1946, ha lavorato fino al 1990 presso l’Istituto Tumori in Bologna, come Aiuto del Prof. Cesare Maltoni.

Da sempre impegnato nell'attività di volontariato in riabilitazione equestre per bambini ed adulti disabili.





Nel 2017 ha pubblicato, per Book Sprint Edizioni, "Spes, Ultima Dea - Riflessioni di un quasi settuagenario su Julian Sorel, ovvero “Viaggio dal mondo della Necessità a quello della Libertà ", autobiografia di un'anima di un giovane del primo novecento, critica e riflessione sul potere e le sue lusinghe mortali sotto forma di dialoghi con grandi personaggi.


 

Nella foto 1: Luisa Sanfelice in carcere (1874) dipinto di Gioacchino Toma, Napoli, Museo di Capodimonte.



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