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C'era una volta l'URSS


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Il Teatro del Navile ha finalmente una sede stabile e autonoma in via Marescalchi 2, a due passi da Piazza Maggiore. E Nino Campisi ha spazi ampi e infrastrutturati per la sua Scuola di Teatro.


Domanda: Avvantaggerà tutto ciò la cultura a Bologna e chi opera in città perché il consumo di prodotti culturali aumenti?

Risposta: Certamente, si.


Iniziamo questo testo infrangendo le regole giornalistiche, sorpresi e rallegrati da un comunicato stampa nel quale si legge che il Teatro del Navile ha programmato di utilizzare il proprio Foyer" come "Foyer d'Arte", per l'allestimento di mostre d'arte personali e collettive in sintonia con gli spettacoli in cartellone: cominciando con "C'era una volta ‘URSS", dal 2 al 31 ottobre 1998, a cura di Enzo Rossi-Roiss.


Di che si tratta, con precisione?


Lo abbiamo chiesto e ci è stato risposto: Si tratta di una mostra collettiva, già allestita e con successo di pubblico e di critica a Lecce nel marzo 1998, sponsorizzata dalla ALIR, in alcune sale restaurate del Castello Carlo V, presentata in un bel catalogo da Enzo Rossi-Roiss. Lo Young Museum che ha sede nel Palazzo Ducale di Revere/Mantova l'ha inserita nel proprio "cartellone" e la ospiterà fra qualche mese.


Ci siamo documentati, a questo punto, recandoci a vedere in anteprima l'esposizione e questo e il nostro commento.


L'iniziativa del Teatro del Navile di utilizzare il proprio foyer come "Foyer d'Arte"affidandolo alle "cure" di un esperto operatore culturale quale Enzo Rossi-Roiss, e degna di lode.


La mostra inaugurale e stimolante al di la di ogni previsione, perché fa pensare ai danni provocati dal realismo socialista la dove per decenni e stato imposto e tutelato come canone estetico.


Gli artisti autori delle opere esposte sono cinque:

Lolita Timofeeva (Lettonia), Arcadij Estremskj (Russia), Toomas Allik (Estonia), Michail Jaschkin (Bielorussia), Alexei Naumov (Lettonia).


Sono diversi per quanto riguarda le poetiche e le strutture formali.


Hanno in comune e la esprimono senza remore, una voglia matta di dare forme e colori alle proprie emozioni, alle proprie indignazioni, alla propria interiorità. Sono pittori tutte e cinque, usano i pennelli e i colori, soltanto uno usa anche altro. Obbedienti a un loro detto popolare che, tradotto in lingua italiana, dice: "Olio sul muro come sul pane". Intendendo per "olio sul muro", olio su tela per un dipinto destinato ad essere esposto su un muro.


La firma più nota delle cinque in esposizione è quella della lettone Lolita Timofeeva che ha casa e studio a Bologna oramai da molti anni. E la più nota perché ha cominciato ad esporre in Italia nel marzo 1993 (a Bologna), e negli anni successivi ha conseguito riconoscimenti anche in Spagna, Svizzera, Olanda, come a pochi artisti suoi coetanei è accaduto in cosi breve tempo. Fino a rappresentare nel 1997 la Repubblica di Lettonia con due esposizioni personali in due spazi differenti, alla XLVII Biennale d'Arte di Venezia. L'esposizione nelle sale del Castello Carlo V a Lecce, è stata ampiamente notiziata dalla stampa come segue: Colori da oltrecortina

Senza nostalgia: l'URSS - Stile e colori al tempo dell'URSS.


Noi concludiamo virgolettando un brano del suo mentore ed esegeta Enzo

Rossi-Roiss "C'era una volta l'URSS, da alcuni anni non c'e più.”


E non c'e più realismo socialista nelle lettere e nelle arti d'autori contemporanei cittadini delle ex repubbliche sovietiche: perché non sono più obbligati gli artisti nella ex URSS a decorare, illustrare, celebrare e propagandare l'utopia social-comunista. Ad ognuno la propria Utopia, perciò, l'Altrove da agognare e perseguire senza infingimenti.


Ad ognuno la libertà di manifestare la propria creatività soddisfacendo bisogni

estetici privati, strettamente personali e non collettivi.


Marco Pasi


DALLA RUSSIA COME "EX"

Nel "Fojer d'Arte"del Teatro del Navile a Bologna

Ottobre 1998


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