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Delitto e castigo - 2014


Compagnia Teatro Studio. Sabato 25 e domenica 26 ottobre 2014, in prima assoluta “Delitto e Castigo” di Fëdor Dostoevskij, una drammaturgia di Ippolito Dell'Anna, con Maurizio Corrado, Agnese Corsi, Ippolito Dell'Anna, Francesco Di Nubila, Leonardo Galotto, Fabio Garau, Simona Ortolani, Maria Letizia Pascoli. Musiche a cura di Maria Letizia Pascoli, foto di scena di Agnese Corsi, regia di Nino Campisi.

“Con Delitto e castigo, nella sceneggiatura proposta da Ippolito Dell’Anna, mettiamo al centro del nostro studio l’uomo dostoevskiano per eccellenza, Rodion Romanovič Raskol'nikov, tratteggiato dall’autore russo in una scrittura densa di descrizioni quasi materiche e da una acuta introspezione psicologica. Il cognome del protagonista riecheggia quello della setta ortodossa dei Raskol’niki (scissionisti), propugnatori di un integralismo cristiano che si opponeva alle nuove forme di liturgia.

Raskol'nikov è un eroe negativo, figlio della crisi economica e sociale, ma soprattutto morale, che attanaglia la Russia fin dalla prima metà dell’Ottocento, quando a seguito delle riforme introdotte dallo zar Alessandro II, viene sconvolto l’assetto della vecchia società feudale, e milioni di servi della gleba si riversano nelle grandi città andando a formare quel proletariato urbano che darà vita a fenomeni sociali fino ad allora marginali, quali l’alcolismo, la prostituzione, la miseria generalizzata, l’aumento dei crimini e dei delitti.

Ad accompagnare questi mutamenti, il sorgere delle nuove ideologie dei nichilisti rivoluzionari, che con le loro idee antizariste anticipano la rivolta del proletariato urbano e operaio contro il crescente capitalismo russo. L’uomo nuovo, dedito all’azione, qual’è Raskol'nikov, divide l’umanità tra uomini ordinari, destinati a subire le angherie dei ricchi, e uomini straordinari in grado di cambiare il cammino della Storia. Egli giustifica così il diritto a uccidere pur di realizzare i suoi obiettivi, ma non fa i conti con l’essenza dell’uomo e con la coscienza, con la ricerca di un’autentica felicità.

Raskol'nikov, accecato dalla sua ideologia estrema, concepisce e mette in atto l’assassinio della spregevole vecchia usuraia Alëna Ivanovna. L’esistenzialismo esasperato del giovane studente, capace di giustificare l’assassinio e il terrore, quando esso sia messo al servizio dell’emancipazione dell’uomo e della società, viene descritto da Dostoevskij nel suo tempo culminante, quello in cui il disagio esistenziale e intellettuale di Rodja si traduce in azione. In questo punto di rottura, di shock (direbbe Gurdijeff), avviene qualcosa che trasmuta la personalità e la sospinge, seppur in modo violento, verso il cambiamento.(...)

Nino Campisi, appunti di regia

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